“Luce”
Pagina del quotidiano Alto Adige del 26.10.14
“LUCE” il servizio stampa
Sedici scatti in bianco e nero ad opera del fotografo Fabrizio Giusti, per raccontare il percorso intrapreso da una giovane donna bolzanina Emanuela Laurenti che, scopertasi affetta da un tumore, ha scelto di dare un senso profondo a quello che avrebbe e ha poi vissuto per portare una “luce” di speranza ai tanti che affrontano questa terribile esperienza. Ecco dunque l’idea di farsi seguire nella varie fasi del “viaggio” dentro la malattia dal fotografo, per testimoniare visivamente i vari momenti del percorso, dall’ incontro con il tumore alla relativa presa di coscienza, ai tanti momenti brutti, belli e perfino buffi, sempre comunque intensissimi sul fronte emozionale, fino all’ uscita dal tunnel.
Le immagini, di forte impatto, racconteranno dunque un anno terribile ma al tempo stesso profondamente formativo. Un anno che, se si è risolto con una vittoria, si è giocato sulla continua alternanza fra stati d’animo: paura, sconforto e dubbio ma anche condivisione, allegria perfino; rivolta e rabbia ma anche scoperta di potenzialità ignorate, prima fra tutte una forza d’animo straordinaria.
Sempre e comunque un viaggio di speranza.
Il progetto nasce da una passione in comune: la fotografia. L’idea di documentare e raccontare un momento di vita così delicato è nato dal bisogno di distaccarsi e prendere le distanze da questo vortice di emozioni. La fotografia è stato il pretesto per uscire dagli stressanti ritmi della terapia, che non hanno coinvolto solo la diretta interessata ma tutti coloro che le sono stati accanto. Quasi un gioco, un modo per prendere con più leggerezza la drammaticità della situazione. E’ una terapia per chi si mette in posa e per chi osservava dall’altra parte dell’obbiettivo: capire cosa sta succedendo, entrare in profondità nelle dinamiche psicologiche che si attivavano tra malato e malattia, tra la malattia e famigliari, ha permesso di scogliere un poco alla volta le paure di un risvolto incerto. Non facile farsi fotografare e mettersi a nudo come un albero senza foglie, temendo il giudizio e l’imbarazzo; non facile fotografare per paura di varcare quel confine labile tra dignità e spregiudicatezza. La mostra fotografica non documenta soltanto gli eventi reali come la terapia farmacologica: entra in profondità, scavando nelle viscere della lotta psicologica e dei sentimenti, rivela l’amore per la vita. E quale metafora migliore del pugilato? Questo duello contro un’ombra oscura, la vittoria e la rinascita a nuova vita? Vittoria che permette di risorgere dalle proprie ceneri e osservare la vita da un punto più alto, più cosciente. E un ringraziamento finale a quella luce che inconsapevolmente ha illuminato la via della guarigione. Fotografia dopo fotografia, Fabrizio ha saputo trattare il tema della malattia con grande delicatezza e affetto, portando tra le sfumature del bianco e nero la luce e l’intensità di quei momenti. Luce è il sorriso, la voglia di vivere, la serenità oltre il dolore che ci travolge. Luce è l’amore per la vita, la necessità di avere fiducia in qualcosa che non è palpabile. Luce è a presenza costante di una mano amica, dell’abbraccio concesso con sincero affetto e non o senso del dovere. Luce è speranza di donare un piccolo sostegno a coloro che si lasciano raggiungere nell’intimità da questo breve racconto di immagini.
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